https://www.msn.com/it-it/notizie/italia/cinismo-shock-dellex-br-balzerani-vittima-%C3%A8-diventato-un-mestiere-polemica-a-firenze-rabbia-di-fida-moro/ar-BBKlrjS?li=BBqg6Qc&ocid=mailsignoutmd

A PROPOSITO DI VITTIME eE DI VITTIME DELLA STRADA

Se è vero come si legge su Republica,it , che la “ex terrorista, ( Barbara Balzerani)   nel parlare delle vittime durante la presentazione del (suo) libro a Firenze, ha anche spiegato con un parallelo agghiacciante che “non è che se vai a finire sotto un’auto sei una vittima della strada per tutta la vita, lo sei nel tempo che ti aggiustano il femore…” avrei a riguardo qualche cosa da dire.

Sia in qualità di Presidente dell’Associazione Italiana Vittime e infortuni della Strada , che di psicoanalista.

Ma forse anche solo in qualità di persona.

Sono quasi certa che la “ provocazione” della signora Balzerani, sia indirizzata a sollevare una qualche reazione. Infatti eccola. La mia.

Poprio non molti giorni fa mi è capitato in un discorso di affermare che oggi la nostra industria culturale, perchè di questo si tratta, pare dare più spazio ai carnefici che alle vittime.

La signora Balzerani aderisce  massicciamente proprio a questa industria culturale, che pensavo erroneamente contestasse.

E dunque ci viene da lei proposta una visione del mondo dove il carnefice è tale solo fino a quando la sua vittima non risolve il problema da lui causato.

Aggiustato il femore, per usare il suo triste  esempio,  la vittima dell’incidente stradale, abbandona la condizione di vittima . Ma il suo femore aggiustato non è più il suo femore originario, quello che la natura gli ha concesso, ma è un femore rotto e poi aggiustato. Lo status è comunque cambiato con conseguenze perenni. Certo è che l’esempio scelto dalla Balzerani è da lei più facilmente gestibile. 

E quando non lo risolve il problema , la vittima ?

Quando il problema è irrisolvibile ? Quando una persona resta paraplegica a causa di un incidente stradale ?  La signora Balzerani concede in questo caso il diritto di parola alla vittima ? Speriamolo.

Ma il problema è ben più ampio, nasce nel principio che guida il suo …dire , che coincide con quello da me affermato non molto tempo fa.

Il carnefice ha più spazio della vittima.

E lei ne è l’esempio . Non solo: il carnefice si sente vittima della vittima che lui stesso ha prodotto.

Insomma: chi è uscito dal lager, una volta risolta la sua condizione di internato, torturato, massacrato , non è più vittima. Chi ha subito violenza , una volta ristabilitosi fisicamente , la deve smettere di fare la vittima.

Un pensiero  che tradisce non solo la più oscura e desolante  reificazione della soggettività, l’assenza di un minimo sentire il dolore dell’altro, ma anche la totale incomprensione intellettuale, ideativa oltre che sentimentale e morale dello sgomento di fronte al male. 

Più banalità di questa , direbbe la Arendt .

Dott.ssa Manuela Barbarossa    Presidente AIVIS