La tragedia di Annone Brianza

di Manuela Barbarossa

Di fronte a tragedie come quella  che ha visto il  il crollo del cavalcavia sulla statale 36 Milano- Lecco che ha causato un morto e cinque feriti il problema principale che emerge è inevitabilmente quello della  responsabilità, un concetto centrale anche nell’ambito della Filosofia morale.

Ma quando si giunge alla tragedia, quando l’irreparabile è oramai accaduto  quando ci si trova di fronte al al factum brutum,  la responsabilità diventa rappresentativa solo ed esclusivamente della colpa di ciò che è stato.  Trovare e punire i responsabili  è ciò che resta da   fare.  Non si può più agire in  altro modo .  Nel nostro paese prevale questa  declinazione del concetto di responsabilità. Quella del dopo, dell’irreparabile che è accaduto. Mai del prima.

Ma  la responsabilità ,  “responsum dare” ,  è in verità anche e soprattutto  capacità di sapere e prevedere che ad ogni nostra azione ne consegue una reazione, ed è strettamente connessa alla funzione che si esercita e al ruolo che ci si assume nella vita.  Alla capacità di rispondere .Alla  capacità di pensare e di fare.  Alla prevenzione.

Proprio al fine di evitare tragedie come questa  di Annone Brianza dobbiamo ricordarci che responsabilità significa  , nel suo significato proprio  ,  adesione al proprio impegno assunto.

Ciò vale per il singolo individuo , nella sua azione quotidiana.   Vale   per colui che ad esempio  si mette alla guida di una automobile, che deve essere responsabile di se stesso e degli altri, ( assume in quel momento la funzione di automobilista ) e dunque deve evitare di guidare parlando al cellulare, o evitare di mettersi alla guida  dopo avere bevuto o assunto sostanze che ne limitino le capacità percettive e reattive.

Ciò vale per chi ricopre cariche pubbliche. Ruoli istituzionali  o  deve assolvere compiti di pubblica utilità.

I concetti di consapevolezza e di libertà morale ,  in questa cornice,  appaiono  complementari allo stesso concetto di responsabilità , dell’essere responsabili, e ne  mostrano pienamente lo spessore  etico .

Nello specifico della tragedia di Annone Brianza , chiunque assuma un ruolo pubblico e abbia dunque  una funzione in tal senso, deve rispondere a  requisiti  che  ci dicano qualche cosa  sul valore  che rende tale persona in grado  di ricoprire quella specifica funzione, della sua libertà di decisione e di spirito,   della sua capacità di  assolvere la propria funzione.

Della sua capacità di produrre effetti reali  con il proprio agire.

Se c’è un ponte pericolante il ponte va immediatamente chiuso. Senza se e senza ma. E se io, che ricopro una certa funzione,  vedo che ciò non avviene,  devo agire conseguentemente .

Nel caso della tragedia di Annone Brianza , l’unica questione che oggi  emerge  è  quella di rimbalzarsi la colpa  post- tragedia, , l’unica cosa importante è de-responsabilizzarsi e  liquidare tutto, dimenticando che quando  si parla  di responsabilità, si parla della capacità di essere responsabili e dunque   di capacità di agire preventivamente , responsabilmente,  in coerenza con la funzione che si è assunta.

Come è possibile far circolare un numero così alto di mezzi pesanti ( parliamo di 108 tonnellate ) in luoghi che  hanno passaggi  oramai deteriorati ? Chi si occupa della manutenzione delle strade, uno dei fondamenti della sicurezza stradale ? Della messa in sicurezza di ponti, del manto stradale ? Chi deve effettuare i controlli ?  Ma come è pensabile che si possa far circolare mezzi eccezionali su strade non adeguate,  in assenza di condizioni idonee?

Agire, fare, realizzare. Risolvere.  Non basta “avere detto” di fronte  al fatto che il nostro dire non produce nessun effetto.

Questo essere pienamente responsabili  del proprio ruolo  coincide con il   procedere etico aderente alla carica che si ricopre, al compito che si svolge.  E’ questa  la condicio  sine qua non  per  evitare  tragedie come quella di Annone Brianza.

Manuela Barbarossa

Presidente Associazione AIVIS