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CONDANNA A 16 ANNI A SEGUITO DI INCIDENTE STRADALE
Milano, 10 febbraio 2012.
Sono state depositate dal G.U.P. del Tribunale di Milano, Donatella Banci Buonamici, le motivazioni della sentenza nel processo che vedeva imputato Vittorio Petronella, il pensionato di 71 anni che lo scorso luglio ha inseguito, investito e ucciso a Milano un motociclista dopo una banale lite in strada, condannato a 16 anni di reclusione.
Il giudice scrive nelle motivazioni che il Petronella “ha in ogni modo, anche davanti a questo giudice, cercato di gettare il discredito sulla figura della vittima”, descrivendolo come un ‘’ragazzo offensivo, aggressivo e maleducato, di per ciò solo meritevole della atroce fine avuta”.
Come ricostruito dalle indagini del pubblico ministero di Milano Antonio Sangermano, il 25 luglio, verso le 15.30, Petronella e il motociclista, Alessandro Mosele, avevano litigato al semaforo tra viale Doria e via Palestrina, a Milano, perché il pensionato avrebbe tagliato la strada al centauro. Tra i due erano volati sputi e insulti e l’anziano aveva deciso di inseguire Mosele, anche contromano in viale Doria, fino a che non lo aveva centrato in pieno con la sua macchina. Alessandro Mosele aveva tentato di resistere aggrappato alla targa dell’auto, finendo poi sotto le ruote.
Il GUP, che ha condannato con rito abbreviato il pensionato per omicidio volontario lo scorso 24 novembre, nelle motivazioni, appena depositate, ricostruisce la dinamica di quanto accaduto, riportando soprattutto ‘’le tante testimonianze oculari estremamente dettagliate ed univoche’’; testimoni che il gup definisce ‘’attenti, esterefatti, inorriditi dalla brutale scena’’ e tutti concordi nel dire che l’anziano ‘’ha intenzionalmente e volontariamente rincorso e investito’’.
Il giudice, nell’infliggere 16 anni a Petronella, spiega che non gli si possono concedere le attenuanti generiche, perché “non ha mai mostrato alcun segno di pentimento, alcun rimorso’’ e riporta gli interrogatori nei quali l’uomo aveva raccontato di aver subito uno sputo, oltre a difendersi spiegando, in sostanza, che non voleva uccidere. Secondo il Gup, però, l’anziano ha agito ‘’in preda ad un’ira furiosa’’ e ‘’animato dalla volontà di uccidere’’, come se ‘’tale offesa (lo sputo, ndr) fosse di tale gravità da giustificare la perdita della vita’’. L’imputato si è ‘’trincerato dietro la sua onorabilità, rispettabilità (…) ha lucidamente dichiarato, anche dopo aver appreso della morte del ragazzo, la sua volontà di agire a tutela della sua onorabilità’’.