Il Sig. Francesco Caporale morto a causa di una voragine nel manto stradale di Roma.

La dinamica “vittima/carnefice”.

Una dinamica opaca, complessa, che rappresenta anche nella stessa società moderna, la società del diritto. un irrisolto altrettanto opaco .

Mi viene in mente il racconto di Dostoevskij “La mite” dove troviamo confusi e sovrapposti il male e il bene, la vittima ed il carnefice, i ruoli e i valori .

Ecco, spesso, troppe volte, non dico sempre , ma la senzazione è questa, la vittima non trova lo spazio che ha o dovrebbe avere in quanto vittima .

Il non rispetto della vittima mi appare come una sorta di disimpegno morale che solleva da ogni responsabilita’ inconscia e consente di evitare UNA identificazione empatica con un ruolo che si teme e che si vuole tenere distante.

La vittima ci riporta alla nostra fragilità e ci obbliga a vedere il male consegnato nella sua storia. Quel male che si espelle e con il quale non si vuole avre nulla a che fare.

Il signor Francesco caporale , nella città di Roma , nel dicembre 2016,  è stato vittima di un incidente stradale ed è deceduto a causa di una voragine larga 60 cm, lunga 90 cm e profonda 3 cm presente nel manto stradale, una buca gigantesca che il giorno dopo e’ stata subito ricoperta.

C’erano già state numerosissime segnalazioni da parte della polizia locale totalemnte disattese.

L’etica della funzione,  non ha funzionato.

Transitava in moto ad una corretta velocità e quella voragine è stata fatale. Il signor Francesco caporale , come dimostrato dagli esami clinici era sobrio, in perfetto stato di salute, e non presentava nessun tipo di alterazione. Aveva 53 anni e guidava quotidianamnete la sua moto. Aveva grande padronanza del suo veicolo. 

E’ morto a causa della voragine.

Eppure la vittima non trova il suo spazio. Leggiamo in un articolo su Repubblica del 2 settembre 2018 che i legali, difensori degli imputati ( dirigenti del Comune di Roma ) , attaverso la ben nota cultura del sospetto , che trova la propria origine nella loro altrettanto sospetta disinformazione o nella cattiva coscienza , insinuano che il sig. Francesco Caporale non fosse lucido alla guida poichè era reduce da una cena con amici.

la vittima ha cenato e dunque si può ipotizzare che , per deduzione logica, quaisi assiomatica, non fosse sobria ! Questa manipolazione dell’essere e dello stato del sig. Francesco Caporale, vede la vittima collocata in una aura di sospetto, al solo fine di dimostrare che il carnefice non è poi così tanto colpevole.

Ma non credo che ci sia possibilità di uscita dalla consapevolezza che la vittima è e resta vittima, ancor di piu’ sotto i colpi dei suoi denigratori.

Milano , 4 settembre 2018

Dott.ssa Manuela Barbarossa

Presidente AIVIS